Questo studio pubblicato su Lancet non è riuscito a dimostrare che l’assunzione per 21 giorni di un preparato contenente lattobacilli e bifidobatteri sia efficace nel prevenire la diarrea da antibiotici nell’anziano.
Il risultato di questo studio non sorprende, perché è pratica comune osservare che la supplementazione di “fermenti intestinali” in corso di terapia antibiotica non è poi così efficace. Ad essere più precisi, nella pratica clinica è anche vero che alcune differenze si osservano e non tutti i preparati di “fermenti” che troviamo in commercio mostrano uguale efficacia. I terapeuti che li consigliano, se prestano attenzione, riescono ad accorgersi quali prodotti mostrano maggiore efficacia.
Nell’abstract non è specificato quale sia il prodotto che è stato oggetto dello studio. Sarebbe stato interessante se, oltre al gruppo di controllo con placebo, avessero testato un gruppo trattato con un prodotto differente contenente altri lattobacilli e bifidobatteri.
Un discorso diverso, a livello terapeutico, è l’utilizzo di rimedi omeopatici del gruppo dei Nosodi Intestinali. In questo caso non si fa una supplementazione di batteri “buoni”, ma si stimola l’organismo a riequilibrare il suo assetto dismicrobico.
Questo gruppo di rimedi, preparato da miscele di vari batteri intestinali assortiti nei singoli rimedi per similitudine di caratteristiche microbiologiche e cliniche, è stato studiato dal Dr. Edward Bach e altri medici inglesi tra gli anni ’30 e ’60 del secolo scorso. Gli studi furono eseguiti con rigorosità scientifica, osservazioni microscopiche, incubazione in terreni di coltura delle feci dei pazienti, follow-up del decorso clinico dei pazienti.
I Nosodi Intestinali non sono rimedi che si prestano solo al riequilibrio della flora microbica intestinale, ma è stato osservato che l’azione di riequilibrio sull’intestino ha ripercussioni favorevoli su svariate manifestazioni patologiche dell’organismo.
Il libro che ho pubblicato alcuni anni fa “I Nosodi Intestinali” è la traduzione dei due articoli pubblicati nel 1950 e 1960 nel British Homeopathic Journal, che riassumono le conoscenze raggiunte dopo alcuni decenni di osservazioni di laboratorio e cliniche.
